Dennis Xu, un imprenditore seriale nell’affascinante mondo delle startup tecnologiche, confessa apertamente: non è un programmatore. Eppure, questa “mancanza” non lo ha fermato.

Dopo aver co-fondato Mem, un’app di intelligenza artificiale per prendere appunti che ha catturato l’attenzione di OpenAI, ottenendo uno dei suoi primi investimenti di venture capital, Xu è ripartito con una nuova avventura: Adaptive Computer.

La sua ambizione? Niente di meno che rivoluzionare il software per personal computer. Immagina un futuro in cui chiunque, anche senza una riga di codice, possa creare app complete, semplicemente descrivendole in un “prompt” di testo sulla piattaforma no-code di Adaptive. Un sogno audace, vero?

Per trasformare questa visione in realtà, Xu e il suo co-fondatore, Mike Soylu, hanno appena annunciato un finanziamento seed di 7 milioni di dollari. A guidare l’operazione Pebblebed, un fondo seed relativamente giovane fondato da Pamela Vagata, ex ingegnera di AI in Stripe, e Keith Adams, ex chief architect di Slack, con la partecipazione di Conviction, Weekend Fund, Anti Fund di Jake Paul, il CEO di Roblox Dave Baszucki e altri investitori illuminati.

Prima dell’avvento degli LLM (Large Language Models), Xu si trovava a dover collaborare con designer e ingegneri, un processo che definisce come “influenzare le persone” per dare forma alle sue idee. (Ha lasciato Mem nel 2023, pronto per nuove sfide.)

Ora, però, la prospettiva è cambiata radicalmente. “Potremmo mettere nelle mani di chiunque la possibilità di costruire il personal computer dei propri sogni”, afferma con entusiasmo.

Chiariamo subito: non si tratta di hardware, nonostante il nome dell’azienda. Adaptive Computer si concentra esclusivamente sulla creazione di web app.

Ma dietro ogni app c’è un motore potente. Adaptive Computer gestisce la creazione di un’istanza di database, l’autenticazione degli utenti, la gestione dei file e abilita funzionalità avanzate come pagamenti (tramite Stripe), task pianificati e intelligenza artificiale per la generazione di immagini, la sintesi vocale, l’analisi dei contenuti e la ricerca web. Un vero e proprio ecosistema integrato.

Durante una demo del suo prodotto, chiamato ac1 e ancora in fase “alpha”, ho avuto modo di testare la sua magia. Ho inserito un prompt chiedendo un’app per il registro delle corse in bicicletta. Un minuto dopo, ecco comparire un’app basata su JavaScript, completa di database back-end, senza che dovessi configurare nulla.

Certo, l’app non si integrava ancora con servizi di terze parti come il mio orologio fitness, ma offriva funzionalità utili come l’ordinamento delle corse, il calcolo della distanza totale e il confronto delle performance. E soprattutto, era un sito web funzionante, non un semplice prototipo, che potevo condividere con altri appassionati di ciclismo senza esporre i miei dati personali.

Un’opportunità per i veri non-programmatori?

L’idea è affascinante, ma Adaptive Computer non è l’unica piattaforma che punta al “vibe coding”, ovvero la scrittura di codice basata su prompt di testo.

Replit, ad esempio, vanta oltre 30 milioni di utenti e ha iniziato a corteggiare i non-programmatori con tale convinzione che il suo fondatore e CEO, Amjad Masad, ha suscitato scalpore dichiarando su X: “Non penso più che si debba imparare a programmare”.

Sulle loro tracce si muove anche Lovable, che sostiene che il suo approccio al vibe coding non solo è adatto ai non-programmatori, ma è addirittura superiore a Figma per la progettazione. La startup svedese afferma di aver raggiunto un ARR (Annual Recurring Revenue) di 10 milioni di dollari nei suoi primi 60 giorni.

Xu, però, è convinto che la sua startup si distingua dai concorrenti perché questi ultimi si sono concentrati inizialmente sul rendere la programmazione più accessibile ai programmatori.

Questo, secondo Xu, può rappresentare un ostacolo per i non-programmatori. “Provate a costruire un tool di AI con entrambe le piattaforme e vi chiederanno le chiavi API”, spiega, sottolineando come questi dettagli tecnici possano scoraggiare chi non ha familiarità con il codice. “Noi ci rivolgiamo alla persona comune, che vuole creare qualcosa per migliorare la propria vita. I nostri utenti costruiscono app per altre persone.”

Oltre a semplificare la gestione del database back-end e altri aspetti tecnici, le app create con Adaptive possono collaborare tra loro. Ad esempio, un utente può creare un’app di file-hosting e un’app successiva può accedere a quei file.

Xu paragona questo approccio più a un “sistema operativo” che a una singola web app.

Tra gli esempi di app create dai primi utenti troviamo la narrazione generata dall’AI, un sito di e-commerce di chicchi di caffè e un lettore text-to-speech per file PDF.

Adaptive Computer offre tre livelli di abbonamento: una versione gratuita limitata, un livello da 20 dollari al mese e un livello Creator/Pro da 100 dollari al mese.

Un assaggio di quello che potrebbe essere il futuro della creazione di app.

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Last Update: Aprile 24, 2025