La corsa ai regali di Natale sta per cambiare volto, e questa volta la trasformazione è radicale. Le abitudini di acquisto dei consumatori stanno evolvendo a un ritmo vertiginoso, abbandonando i sentieri battuti per esplorare nuove frontiere digitali. Secondo un recente report di Adobe, stiamo per assistere a un’autentica esplosione: il traffico verso i siti dei rivenditori proveniente da chatbot e motori di ricerca basati sull’IA potrebbe registrare un’impennata sbalorditiva del 520% entro il 2026. Sempre più persone, infatti, si rivolgono ai grandi modelli linguistici per scovare regali, offerte e promozioni, lasciando in secondo piano la classica ricerca su Google.
A guidare questa rivoluzione è OpenAI. Con una mossa strategica, gli sviluppatori di ChatGPT hanno stretto una partnership di peso con il colosso Walmart. Questa collaborazione permette agli utenti di finalizzare i propri acquisti senza mai lasciare la finestra di dialogo del chatbot, inaugurando ufficialmente una nuova era: quella dello shopping conversazionale basato sull’intelligenza artificiale.
Di fronte a un cambiamento di tale portata, i retailer sono chiamati a riscrivere le proprie strategie di marketing online. Il regno decennale della Search Engine Optimization (SEO) sta lasciando il posto a una nuova, cruciale disciplina: la “Generative Engine Optimization” (GEO). Le stime di mercato prevedono che questo settore emergente possa raggiungere un valore di quasi 850 milioni di dollari già quest’anno.
L’Intelligenza Artificiale ha gusti diversi: ecco cosa preferisce
Sebbene molti specialisti di GEO provengano dal mondo della SEO, è ormai evidente che le informazioni valorizzate dai chatbot sono profondamente diverse da quelle premiate dai motori di ricerca tradizionali. Imri Marcus, CEO della società di GEO Brandlight, ha svelato un dato impressionante: la sovrapposizione tra i link più in vista su Google e le fonti citate dagli strumenti di IA è crollata, passando da un solido 70% a meno del 20%.
Mentre i motori di ricerca hanno sempre premiato la prolissità — pensiamo ai lunghissimi articoli che precedono una semplice ricetta online — l’IA cambia le carte in tavola. Marcus sottolinea che i chatbot prediligono la chiarezza e la sintesi: formati concisi e ben strutturati, come elenchi puntati e pagine di FAQ (Frequently Asked Questions), sono la loro linfa vitale. “Una pagina di FAQ può fornire risposte a cento domande diverse, a differenza di un singolo articolo promozionale”, spiega. “Questo si traduce in cento diverse opportunità di essere visibili per i motori di IA.”
Le domande poste ai chatbot tendono a essere estremamente precise, rendendo fondamentale per le aziende fornire informazioni dettagliate e granulari. “Nessuno chiederà a ChatGPT se la General Motors è un’azienda valida”, afferma Marcus. “Piuttosto, chiederà quale modello ha un’autonomia maggiore tra la Chevrolet Silverado e la Blazer. La lezione è chiara: creare contenuti specifici porta a risultati migliori, perché le domande stesse sono più specifiche.”
I grandi brand non stanno a guardare
Queste nuove consapevolezze stanno già ridisegnando le strategie di marketing di clienti di Brandlight, tra cui figurano nomi del calibro di LG, Estée Lauder e Anthem. Brian Franz, Chief Technology, Data, and Analytics Officer di Estée Lauder, ha commentato: “Il modo in cui i modelli di IA assimilano i contenuti è differente. Dobbiamo assicurarci che le informazioni sui nostri prodotti e le fonti autorevoli siano strutturate per nutrire questi modelli.” Alla domanda se stessero valutando una partnership con OpenAI per vendere direttamente tramite chatbot, la sua risposta è stata un secco e convinto: “Assolutamente sì.”
Per ora, l’obiettivo non è tanto la vendita immediata, quanto la visibilità strategica. L’imperativo per le aziende è assicurarsi di essere la risposta. Quando un utente chiede al suo assistente AI “Qual è il miglior rimedio per una scottatura solare?”, il loro prodotto deve apparire in cima alla lista. “Siamo ancora in una fase di apprendimento iniziale, ma è chiaro che siamo sull’orlo di una rivoluzione”, ha concluso Franz. “In questo momento, non credo sia saggio focalizzarsi eccessivamente sul ritorno sull’investimento per ogni singolo contenuto. La posta in gioco è molto più alta.”