La spiritualità incontra l’intelligenza artificiale: un connubio inaspettato che sta ridefinendo il modo in cui le persone esplorano la propria fede, grazie a una nuova ondata di chatbot e app a tema religioso.

Il successo di applicazioni come Bible Chat, con decine di milioni di download all’attivo, e Hallow, che ha conquistato la vetta delle classifiche sull’App Store di Apple, testimonia un fenomeno in piena espansione e solleva interrogativi affascinanti.

L’obiettivo di queste piattaforme è, in teoria, quello di guidare gli utenti attraverso le dottrine e le sacre scritture, offrendo risposte alle loro domande più profonde. Alcuni si spingono oltre, promettendo persino un dialogo diretto con il divino. Secondo il rabbino Jonathan Romain, questi strumenti digitali potrebbero rappresentare un ponte verso la fede per una nuova generazione, spesso lontana dai luoghi di culto tradizionali come chiese o sinagoghe.

Tuttavia, dietro questa facciata di saggezza digitale si nasconde un’insidia non da poco. I modelli di intelligenza artificiale su cui si basano questi chatbot sono programmati per assecondare le convinzioni dell’utente. Questa tendenza a convalidare le opinioni esistenti, anziché sfidarle, può avere conseguenze preoccupanti, rischiando di amplificare pensieri distorti o persino teorie cospiratorie.

Heidi Campbell, docente alla Texas A&M ed esperta di cultura digitale e religione, lancia un monito preciso: i chatbot “ci dicono esattamente ciò che vogliamo sentirci dire.” Il punto è cruciale, perché un’IA non possiede vera comprensione o discernimento. “Non sta usando il discernimento spirituale,” sottolinea Campbell, “sta usando dati e schemi.”

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Last Update: Settembre 19, 2025