Martedì, quasi a sorpresa, Google ha tirato fuori un asso dalla manica: una versione aggiornata del suo modello di punta, Gemini 2.5 Pro. L’hanno chiamata Gemini 2.5 Pro Preview, con la sigla “I/O edition”. Perché “I/O edition”? Semplice, è un antipasto succulento in vista della loro conferenza annuale per sviluppatori, dove si aspettano grandi cose sul fronte AI.

Dove lo trovate? È già disponibile tramite la Gemini API, sulle piattaforme Vertex AI e AI Studio di Google. E sì, è già integrato anche nella chat app Gemini, sia sul web che sui vostri dispositivi mobili. Il prezzo? Rimanete calmi, è lo stesso del modello 2.5 Pro che di fatto va a sostituire.

La battaglia nel campo dell’intelligenza artificiale è sempre più accesa, una vera e propria corsa senza esclusione di colpi. Con rivali come OpenAI e xAI pronti a lanciare i loro prossimi modelli potentissimi, Google sa di dover spingere sull’acceleratore per conquistare non solo quote di mercato, ma anche l’attenzione degli sviluppatori e del pubblico.

E qui entra in gioco la novità: secondo Google, questa versione “I/O edition” ha migliorato in modo significativo le sue capacità nel coding e nella creazione di web app interattive. Non solo, dicono che sia nettamente più bravo in compiti come la trasformazione del codice (cambiare un pezzo di codice per un nuovo scopo) e l’editing del codice.

Non sono solo parole. I numeri parlano chiaro. Google sottolinea nel suo blog post che Gemini 2.5 Pro Preview (I/O edition) è in testa alla WebDev Arena Leaderboard, una classifica che misura quanto un modello è bravo a creare web app belle e funzionali. E per chi lavora con i video, c’è un altro dato impressionante: performance all’avanguardia nella comprensione video, con un punteggio dell’84,8% su un benchmark popolare come VideoMME.

C’è di più. Hanno ascoltato gli sviluppatori che usano già Gemini 2.5 Pro. Questa nuova versione promette non solo migliori performance nel coding, ma anche di risolvere problemi cruciali segnalati, come la riduzione degli errori nel “function calling” e un miglioramento della loro affidabilità.

E la chicca? Per impostazione predefinita, il modello ha un vero e proprio “gusto” per lo sviluppo web estetico, pur mantenendo la sua capacità di essere guidato e controllato. Insomma, sembra che Google abbia sfornato uno strumento ancora più potente e raffinato, pronto a fare la sua figura al prossimo I/O.

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Last Update: Maggio 8, 2025