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Spotify, la musica AI rovina la Discovery Weekly: utenti furiosi.

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L’intelligenza artificiale sta cambiando le regole del gioco nel mondo della musica, ma non sempre in meglio. Un’ondata di frustrazione sta travolgendo gli utenti di Spotify, che vedono una delle funzioni più amate della piattaforma, la Discover Weekly, letteralmente invasa da brani generati da algoritmi.

Quella che un tempo era un’attesa entusiasmante del lunedì, un appuntamento fisso per scoprire nuove perle musicali modellate sui propri gusti, si sta trasformando per molti in una delusione. Le playlist settimanali sono sempre più inquinate da quella che gli utenti definiscono senza mezzi termini “spazzatura artificiale”.

Il malcontento corre veloce sui social media. “Spotify, per favore, smettila di propinarmi musica AI nella mia Discover Weekly. Nessuno la vuole”, si legge in un tweet che riassume il pensiero di molti. Su forum come Hacker News, c’è chi racconta di essersi accorto della massiccia presenza di brani artificiali solo grazie alla segnalazione di un amico, provando un profondo senso di delusione.

La community ufficiale di Spotify è un altro epicentro della protesta. Gli utenti lamentano un aumento esponenziale di canzoni create dall’AI, al punto che alcuni minacciano di disdire il proprio abbonamento. “Questa settimana ho contato sei brani palesemente artificiali nella mia playlist. È semplicemente assurdo”, scrive un utente esasperato.

Di fronte a questa rivolta, come risponde Spotify? Il colosso dello streaming ha promesso di intensificare la lotta contro “spam, impersonificazioni e contenuti ingannevoli”, ma non ha intenzione di chiudere completamente le porte alla musica generata dall’AI. La posizione ufficiale è che la tecnologia ha sempre plasmato l’arte e che l’intelligenza artificiale può rappresentare un nuovo, potente strumento creativo per gli artisti.

L’azienda ha sottolineato di aver rimosso oltre 75 milioni di tracce considerate spam nell’ultimo anno, nel tentativo di garantire un’esperienza di ascolto pulita e autentica. Eppure, la realtà percepita dagli utenti è diversa: le loro playlist continuano a popolarsi di artisti dai nomi bizzarri, spesso scritti in maiuscolo, privi di biografia e, in alcuni casi, palesi imitazioni di musicisti scomparsi.

Il sospetto che serpeggia tra gli ascoltatori è che Spotify non agisca con la dovuta fermezza perché, in fondo, anche queste tracce generate da algoritmi contribuiscono a generare traffico e ascolti, alimentando il sistema. Un compromesso che, però, rischia di erodere la fiducia di chi cerca nella piattaforma una guida fidata per la scoperta musicale.

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Last Update: Ottobre 22, 2025